Jewish heritage in juridical sources

Documentazione giudiziaria e mondo ebraico nella Romagna del Cinquecento

Gli ebrei e lo Stato pontificio in età moderna

Gli avvenimenti che caratterizzano la storia degli ebrei che abitarono le città dello Stato pontificio nel XVI secolo costituiscono un capitolo particolarmente significativo della millenaria storia di presenza ebraica nella penisola italiana. Un capitolo che vide alcuni membri delle diverse comunità ebraiche dell’Italia centrale raggiungere l’apice del proprio peso all’interno della vita economica e intellettuale delle città, ma anche il repentino precipitare delle condizioni che avevano permesso tale ascesa.

Le dure campagne propagandistiche guidate a partire dagli ultimi decenni del XV secolo dai predicatori degli ordini minori – soprattutto dai minori osservanti – contro i banchi di prestito a gestione ebraica e a favore di modelli alternativi di credito danno un’idea del peso rivestito dai banchieri e prestatori ebrei nell’interno delle economie cittadine, soprattutto dell’Italia centro settentrionale. Ma fu una propaganda che si nutrì anche di argomenti e idee molto più antichi, che trovarono nuovo vigore nelle scelte ideologiche di predicatori popolari come Bernardino da Feltre e i suoi confratelli.

Poi, tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo, le città dello Stato pontificio, come altre in Italia, videro il considerevole aumento della presenza ebraica per via dell’afflusso di profughi, vittime delle restrizioni e dei soprusi in altre aree della Penisola e d’Europa. Nel 1492 i re cattolici Ferdinando e Isabella decidevano di cacciare gli ebrei dai loro domini di Spagna e Sicilia. Poi iniziò lo stillicidio di emigrazioni più o meno lecite degli ebrei – o, più correttamente, dei conversos – portoghesi a seguito dei battesimi forzati imposti da re Giovanni III (1497), di un crescente clima di persecuzione (culminato nell’eccidio di Lisbona del 1506) e dell’introduzione del tribunale dell’Inquisizione (1536). Infine, nel 1540, gli ebrei venivano espulsi anche da tutto il territorio del Regno di Napoli.

Con l’arrivo di gruppi consistenti di ebrei sefarditi – tra cui diversi ricchi mercanti – nelle città dello Stato pontificio, l’importanza delle comunità ebraiche subì un’impennata. È solo apprezzando la crescita di queste comunità che si può comprendere la profonda impressione lasciata dal messaggio messianico ed escatologico che accompagnò l’esperienza di David Reubeni e Salomon Molco (alias Diego Pires). A partire dagli anni Trenta del Cinquecento l’attività del prestito ebraico divenne predominante nelle economie delle città dello Stato pontificio. Anche per questo il pontefice Paolo III chiamò a insediarsi ad Ancona, principale porto dei suoi domini sulla costa Adriatica, famiglie di ebrei di origine cristiana, promettendo impunità in merito a eventuali battesimi coatti ricevuti nelle terre d’origine.

Tuttavia, il clima iniziava già a cambiare. Per iniziativa di Ignazio da Loyola, fondatore dei gesuiti, nel 1543 a Roma veniva creata la prima casa dei catecumeni, volta a ospitare coloro che dall’ebraismo o anche dall’islam decidevano di convertirsi al cattolicesimo. Tra la tarda estate del 1553 e il principio dell’anno seguente, un’azione diretta dal neo-riformato istituto del Sant’Uffizio faceva requisire in diverse città dello Stato pontificio (Roma, Bologna, Ravenna, Macerata, Rimini) e di altri stati le copie del Talmud, accusato di contenere passaggi anticristiani, pubblicamente bruciate sul rogo. Infine, l’ascesa al soglio di Gian Pietro Carafa col nome di papa Paolo IV segnava una netta sterzata nella politica pontificia: la bolla Cum nimis absurdum del 14 luglio 1555 rinnovava l’obbligo di indossare un segno distintivo per gli ebrei abitanti nello Stato pontificio e ne limitava la residenza ad alcune zone ben delimitate all’interno di ciascuna città. Era la fondazione del ghetto (unico antecedente quello veneziano esistente dal 1516). Contestualmente il pontefice inviava uno speciale commissario del Sant’Uffizio a perseguire quei mercanti portoghesi stabilitisi ad Ancona, sospettati di aver ricevuto il battesimo in Portogallo e di essersi poi riconvertiti all’ebraismo. Il lungo processo che ne scaturì, che ebbe notevole eco internazionale, con l’intervento anche del sultano ottomano a difesa di alcuni suoi sudditi, si concluse con la condanna al rogo di almeno venticinque vittime.

L’ammorbidimento della politica pontificia nei confronti degli ebrei abitanti nei propri domini sotto il successore di Paolo IV, Pio IV, non era destinata a durare e l’elezione di Pio V portò il rinnovamento della linea dura che era stata di Carafa. Il 26 febbraio 1569 la bolla Hebreorum gens decretava l’espulsione degli ebrei da tutti i territori dello Stato pontificio ad eccezione dei ghetti delle città di Roma e Ancona. Nonostante gli aggiustamenti apportati da Sisto V, questa bolla poneva di fatto pressoché fine all’azione ebraica nella maggior parte dei territori dello Stato pontificio, poi definitivamente eliminata con la bolla Coeca et obdurata pubblicata nel 25 febbraio 1593 da Clemente VIII. 

English version

The Jews and the Papal States in the Early Modern Period  

The events that shaped the history of the Jews living in the cities of the Papal States in the 16th century constitute a particularly significant chapter in the millennia-long history of Jewish presence on the Italian peninsula. This chapter saw some members of the various Jewish communities of central Italy reach the height of their influence within the economic and intellectual life of the cities, only to experience a sudden decline in the conditions that had enabled such an ascent.  

The harsh propaganda campaigns led from the late 15th century onwards by preachers from the minor religious orders—particularly the Observant Franciscans—against Jewish-run loan banks and in favor of alternative credit models illustrate the significant role that Jewish bankers and moneylenders played in the urban economies of central and northern Italy. However, this propaganda also drew on much older arguments and ideas, which gained new strength through the ideological choices of popular preachers such as Bernardino da Feltre and his followers.  

Then, between the late 15th and the first half of the 16th century, cities within the Papal States—like others across Italy—experienced a significant increase in their Jewish population due to the influx of refugees fleeing restrictions and persecution in other parts of the peninsula and Europe. In 1492, the Catholic Monarchs Ferdinand and Isabella ordered the expulsion of Jews from their realms in Spain and Sicily. Soon after, waves of Jewish—or more accurately, conversos—emigration from Portugal followed, prompted by the forced baptisms imposed by King Manuel I in 1497, an increasingly hostile climate of persecution (culminating in the Lisbon massacre of 1506), and the introduction of the Inquisition tribunal in 1536. Finally, in 1540, Jews were expelled from the entire Kingdom of Naples.  

With the arrival of significant groups of Sephardic Jews—including several wealthy merchants—in the cities of the Papal States, Jewish communities grew in prominence. Only by recognizing this growth can one fully understand the profound impact of the messianic and eschatological message that accompanied the experiences of David Reubeni and Salomon Molkho (alias Diego Pires). From the 1530s onwards, Jewish moneylending became increasingly central to the economies of the cities within the Papal States. This was also why Pope Paul III invited families of Jewish origin to settle in Ancona, the main port of his domains on the Adriatic coast, promising them immunity regarding any forced baptisms they might have undergone in their countries of origin.  

However, the climate was already beginning to change. At the initiative of Ignatius of Loyola, founder of the Jesuits, the first Casa dei catecumeni was established in Rome in 1543, designed to shelter those who chose to convert from Judaism or Islam to Catholicism. Between late summer 1553 and early the following year, the newly reformed Roman Inquisition led an operation to confiscate copies of the Talmud in various cities of the Papal States (Rome, Bologna, Ravenna, Macerata, Rimini) and beyond, accusing the text of containing anti-Christian passages. These books were then publicly burned.  

Finally, the accession of Gian Pietro Carafa as Pope Paul IV marked a sharp shift in papal policy. His bull Cum nimis absurdum, issued on July 14, 1555, renewed the requirement for Jews in the Papal States to wear a distinctive badge and restricted their residence to specific areas within each city. This marked the formal establishment of the ghetto—the only prior example being the Venetian ghetto, established in 1516. At the same time, the pope dispatched a special commissioner of the Inquisition to prosecute Portuguese merchants settled in Ancona, who were suspected of having undergone baptism in Portugal but later returned to Judaism. The ensuing trial, which had significant international repercussions—including the intervention of the Ottoman sultan in defense of some of his subjects—resulted in at least twenty-five individuals being condemned to death by burning.  

The brief relaxation of papal policies towards Jews under Paul IV’s successor, Pius IV, was not to last. The election of Pius V brought a renewed enforcement of Carafa’s hardline stance. On February 26, 1569, the bull Hebreorum gens decreed the expulsion of Jews from all territories of the Papal States except for the ghettos of Rome and Ancona. Despite some adjustments introduced by Sixtus V, this decree effectively ended Jewish activity in most of the Papal States, a situation that was definitively cemented with Pope Clement VIII’s bull Coeca et obdurata, issued on February 25, 1593.